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Enrico Fabris: il primo oro individuale italiano nel pattinaggio di velocita'

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Enrico Fabris: il primo oro individuale italiano nel pattinaggio di velocità
L’11 febbraio 2006, alle Olimpiadi Invernali di Torino, l’Italia scrisse una pagina indelebile della sua storia sportiva grazie a Enrico Fabris. Sul ghiaccio della pista allestita all’interno dell’Oval Lingotto, il pattinatore vicentino conquistò il primo oro olimpico individuale per l’Italia nel pattinaggio di velocità su pista lunga, vincendo la gara dei 1500 metri. Un trionfo perfettamente incastonato nel contesto dei Giochi di casa.

Un atleta fuori dagli schemi

Nato ad Asiago il 5 ottobre 1981, Fabris era cresciuto lontano dai grandi centri del pattinaggio internazionale. Formatosi nella pista all'aperto di Roana, sull'Altopiano di Asiago, aveva costruito la sua forza sulla determinazione e sull'equilibrio tra preparazione fisica e mentale.

Il suo talento fu coltivato con cura, ma senza clamore. Dopo gli ottimi risultati a livello giovanile, Fabris iniziò a emergere nel panorama internazionale, diventando un punto fermo della nazionale italiana. Torino 2006 era la sua grande occasione, e lui si presentò al via con una forma eccezionale, già impreziosita dal bronzo nei 5000 metri e dall’oro nella gara a squadre (team pursuit), ottenuto appena tre giorni prima – il primo oro olimpico italiano nella storia del pattinaggio di velocità.

La gara perfetta

Il 1500 metri è una delle distanze più tecniche del pattinaggio di velocità: richiede forza esplosiva, resistenza e gestione tattica dei passaggi. I 1500 erano la gara su cui Enrico Fabris puntava maggiormente ma la lista dei concorrenti era notevole. Fabris scese in pista nella sedicesima batteria, accanto all’olandese Beorn Nijenhuis.

La partenza sembrò piuttosto lenta, segnando un 17° tempo ai 300 metri ed un 15° ai 700 metri. Da lì il ritmo dell’azzurro fu impressionante. Ogni curva era affrontata con decisione e precisione, ogni rettilineo era spinto al limite ma con controllo. Fabris riuscì a mantenere un’andatura regolare, costruita su frazioni calibrate al centesimo con una progressione continua. Quando tagliò il traguardo, il cronometro segnava 1:45.97: miglior tempo provvisorio, e nuovo record personale.

La tensione salì mentre mancavano ancora diverse batterie, tra cui quelle dei grandi favoriti: gli statunitensi Shani Davis e Chad Hedrick (che aveva vinto l'oro nei 5000 pochi giorni prima) , e il canadese Denny Morrison. Ma nessuno riuscì a superarlo, sugli altri gradini del podio si piazzarono Shani Davis, argento con 1'46"13, e Chad Hedrick, bronzo con 1'46"22.
Fabris, con uno sguardo che oscillava tra l’incredulità e la gioia, realizzò di aver conquistato l’oro. Il boato dell’Oval Lingotto fu assordante: migliaia di spettatori in delirio per un’impresa che sembrava impossibile solo pochi anni prima.

Un simbolo per lo sport italiano

Il successo di Fabris fu un momento simbolico delle Olimpiadi di Torino 2006. Con tre medaglie (oro nei 1500 metri, oro nella gara a squadre e bronzo nei 5000), diventò l’atleta italiano più medagliato in una singola edizione dei Giochi invernali, più di Alberto Tomba e di Eugenio Monti. La sua immagine, con le braccia alzate e la tuta azzurra, divenne l’icona perfetta di quelle Olimpiadi.

Quel trionfo, costruito con umiltà e lavoro silenzioso, fu anche il segno di una rinascita per gli sport del ghiaccio in Italia, spesso oscurati da discipline più mediatiche.

L'eredità di un campione

Dopo il 2006, Fabris continuò a gareggiare ad alti livelli ma fu Torino il culmine della sua carriera olimpica. Dopo il ritiro, ha contribuito alla crescita del movimento come allenatore e figura di riferimento per i giovani pattinatori.

Enrico Fabris non è stato solo un campione sul ghiaccio, ma anche un esempio di tenacia, preparazione e umiltà. Il suo oro nei 1500 metri è ancora oggi una delle immagini più nitide e orgogliose dello sport italiano alle Olimpiadi invernali.