Germania 2002, il trionfo mondiale delle ragazze del volley

A cavallo tra gli ultimi anni del XX secolo e l’inizio del XXI la nazionale italiana femminile di pallavolo era tra le squadre più forti al mondo, c’erano stati momenti luminosi, promesse e generazioni di talento.
Negli anni la nazionale azzurra aveva mostrato forza, orgoglio e qualità ma nel 2002 era ancora in cerca della sua consacrazione, mancava qualcosa che restasse nella storia.
Le ragazze del volley non avevano mai vinto una grande manifestazione, il piazzamento migliore fu l'argento europeo del 2001 dietro alla Russia. La miglior posizione in un campionato mondiale era il 5° posto del 1998.
In Germania, tra agosto e settembre, tutto sarebbe cambiato.
la vigilia della competizione iridata
Le azzurre non erano tra le favorite di quel mondiale. C’erano Cuba, dominatrice degli anni ’90, c’era la Cina, sempre solida, e la Russia, fisica e spietata. L’Italia, allenata da Marco Bonitta, mostrava con qualcosa di diverso: non solo talento, ma spirito, grinta, e un’idea di squadra nel senso più profondo.
La nazionale azzurra arrivò alla vigilia del mondiale con qualche nube: Bonitta decise di non convocare Maurizia Cacciatori, fino ad allora capitano e palleggiatrice titolare. La Cacciatori era la pallavolista italiana più nota al grande pubblico, eletta miglior palleggiatrice ai mondiali del 1998, giocati in Giappone. Il CT si assunse il rischio di non portarla in Germania.
Un gruppo che nessuno aspettava
Tra le protagoniste più attese del gruppo azzurro:
Eleonora Lo Bianco, 22 anni, già regista matura, cuore e cervello del gioco;
Francesca Piccinini, talento e potenza, spirito libero e trascinatrice;
Simona Rinieri, carisma e determinazione.
Paola Cardullo, un libero che sembrava avere il dono dell’ubiquità.
E Elisa Togut, l’arma letale in attacco, destinata a esplodere.
Un percorso perfetto
Il 30 agosto, l’Italia scese in campo a Münster per l’esordio contro il Giappone.
L’Italia partì fortissimo: nel girone A di Münster dopo il Giappone superò Messico, Repubblica Ceca, Germania e Bulgaria, senza perdere un set. La prima posizione valse il passaggio al girone della seconda fase, con avversarie decisamente meno morbide.
Arrivarono due sconfitte con Russia (2-3) e Cuba (1-3) ed una netta vittoria sulla Grecia.
Fortunatamente il bilancio tra set vinti e persi consentì il passaggio al tabellone finale.
Ai quarti di finale la nazione azzurra superò quella sudcoreana con un un netto 3-0.
La semifinale con la Cina fu molto più tirata ma le pallavoliste italiane prevalsero per 3 set a 1.
Ad aspettarle in finale c'era la nazionale USA che aveva superato la Russia in una semifinale molto accesa.
La finale
Il 15 settembre 2002, a Berlino era in programma la finale che nessuno aveva previsto, ma che le azzurre e le americane avevano meritato a pieno.
Fu una partita al cardiopalma: il primo set venne dominato dagli USA.
Le atlete azzurre si ripresero e vinsero con molto margine il secondo ed il terzo parziale
Nel quarto set ci fu la rabbiosa reazione delle americane che non intendevano arrendersi.
Il Tie-break è un duello punto a punto, chiuso da un attacco di Togut. 15-11. L’Italia era campione del mondo.
Una vittoria storica
L’Italia alzò al cielo la coppa del mondo per la prima volta nella storia. Un oro che nessuno si aspettava, ma che tutti avevano imparato a desiderare, partita dopo partita.
Elisa Togut venne premiata come MVP del torneo. I tanti punti che segnò furono sempre decisivi.
Paola Cardullo ricevette il riconoscimento come miglior libero: la sua capacità di tenere in gioco palloni impossibili fu una costante.
Eleonora Lo Bianco fu eletta miglior palleggiatrice, la direttrice di un’orchestra diventata sinfonia.
Ma il vero riconoscimento fu l'entusiasmo di chi c’era a Berlino, di chi guardava da casa, e di tutti i tifosi che si innamorarono di quel gruppo.
Quella vittoria fu un punto di svolta. Accese riflettori nuovi sulla pallavolo femminile in Italia. Aprì le porte a una generazione di talenti. E mise, per sempre, il 2002 tra le date da ricordare.
Le ragazze di Bonitta non avevano solo vinto un Mondiale. Avevano fatto la storia.
Negli anni la nazionale azzurra aveva mostrato forza, orgoglio e qualità ma nel 2002 era ancora in cerca della sua consacrazione, mancava qualcosa che restasse nella storia.
Le ragazze del volley non avevano mai vinto una grande manifestazione, il piazzamento migliore fu l'argento europeo del 2001 dietro alla Russia. La miglior posizione in un campionato mondiale era il 5° posto del 1998.
In Germania, tra agosto e settembre, tutto sarebbe cambiato.
la vigilia della competizione iridata
Le azzurre non erano tra le favorite di quel mondiale. C’erano Cuba, dominatrice degli anni ’90, c’era la Cina, sempre solida, e la Russia, fisica e spietata. L’Italia, allenata da Marco Bonitta, mostrava con qualcosa di diverso: non solo talento, ma spirito, grinta, e un’idea di squadra nel senso più profondo.
La nazionale azzurra arrivò alla vigilia del mondiale con qualche nube: Bonitta decise di non convocare Maurizia Cacciatori, fino ad allora capitano e palleggiatrice titolare. La Cacciatori era la pallavolista italiana più nota al grande pubblico, eletta miglior palleggiatrice ai mondiali del 1998, giocati in Giappone. Il CT si assunse il rischio di non portarla in Germania.
Un gruppo che nessuno aspettava
Tra le protagoniste più attese del gruppo azzurro:
Eleonora Lo Bianco, 22 anni, già regista matura, cuore e cervello del gioco;
Francesca Piccinini, talento e potenza, spirito libero e trascinatrice;
Simona Rinieri, carisma e determinazione.
Paola Cardullo, un libero che sembrava avere il dono dell’ubiquità.
E Elisa Togut, l’arma letale in attacco, destinata a esplodere.
Un percorso perfetto
Il 30 agosto, l’Italia scese in campo a Münster per l’esordio contro il Giappone.
L’Italia partì fortissimo: nel girone A di Münster dopo il Giappone superò Messico, Repubblica Ceca, Germania e Bulgaria, senza perdere un set. La prima posizione valse il passaggio al girone della seconda fase, con avversarie decisamente meno morbide.
Arrivarono due sconfitte con Russia (2-3) e Cuba (1-3) ed una netta vittoria sulla Grecia.
Fortunatamente il bilancio tra set vinti e persi consentì il passaggio al tabellone finale.
Ai quarti di finale la nazione azzurra superò quella sudcoreana con un un netto 3-0.
La semifinale con la Cina fu molto più tirata ma le pallavoliste italiane prevalsero per 3 set a 1.
Ad aspettarle in finale c'era la nazionale USA che aveva superato la Russia in una semifinale molto accesa.
La finale
Il 15 settembre 2002, a Berlino era in programma la finale che nessuno aveva previsto, ma che le azzurre e le americane avevano meritato a pieno.
Fu una partita al cardiopalma: il primo set venne dominato dagli USA.
Le atlete azzurre si ripresero e vinsero con molto margine il secondo ed il terzo parziale
Nel quarto set ci fu la rabbiosa reazione delle americane che non intendevano arrendersi.
Il Tie-break è un duello punto a punto, chiuso da un attacco di Togut. 15-11. L’Italia era campione del mondo.
Una vittoria storica
L’Italia alzò al cielo la coppa del mondo per la prima volta nella storia. Un oro che nessuno si aspettava, ma che tutti avevano imparato a desiderare, partita dopo partita.
Elisa Togut venne premiata come MVP del torneo. I tanti punti che segnò furono sempre decisivi.
Paola Cardullo ricevette il riconoscimento come miglior libero: la sua capacità di tenere in gioco palloni impossibili fu una costante.
Eleonora Lo Bianco fu eletta miglior palleggiatrice, la direttrice di un’orchestra diventata sinfonia.
Ma il vero riconoscimento fu l'entusiasmo di chi c’era a Berlino, di chi guardava da casa, e di tutti i tifosi che si innamorarono di quel gruppo.
Quella vittoria fu un punto di svolta. Accese riflettori nuovi sulla pallavolo femminile in Italia. Aprì le porte a una generazione di talenti. E mise, per sempre, il 2002 tra le date da ricordare.
Le ragazze di Bonitta non avevano solo vinto un Mondiale. Avevano fatto la storia.