Nino Benvenuti, la medaglia d'oro ai giochi di Roma 1960



Il 5 settembre 1960, nello scenario vibrante delle Olimpiadi di Roma, un giovane triestino dal sorriso sicuro e lo sguardo determinato conquistava il cuore del pubblico italiano. Giovanni "Nino" Benvenuti, 22 anni, si laureava campione olimpico nei pesi welter del pugilato, regalando all’Italia una delle medaglie d’oro più iconiche di quei Giochi.
Un talento nato sul ring
Nato a Isola d'Istria nel 1938, Benvenuti aveva cominciato a tirare di boxe da ragazzo, dimostrando sin da subito un talento naturale per il ring: tecnica elegante, grande intelligenza tattica e una capacità innata di leggere l’avversario.
L'ascesa pugilistica di Benvenuti tra i dilettanti è rapida, portandolo in Nazionale nel 1955.
Il 1956 si rivela un anno infausto per Benvenuti, dopo la perdita della madre non viene selezionato per i Giochi Olimpici di Melbourne.
Nel 1957 vince il titolo europeo nella categoria superwelter a Praga, bissando il successo nel 1959 a Lucerna.
Benvenuti arrivava a Roma da favorito, con 5 titoli italiani consecutivi e con la pressione enorme di combattere davanti al pubblico di casa.
Natale Rea, Il nuovo responsabile della Nazionale, convinse il pugile triestino a calare di peso per partecipare al torneo nella categoria welter.
Il percorso olimpico
Il torneo dei welter (fino a 67 kg) era tra i più competitivi. Benvenuti è debilitato dalla dieta ma domina i primi turni, vincendo sempre con il verdetto unanime di 5:0. Batte il francese Jean Josselin, il sudcoreano Ki-soo Kim, futuro campione del mondo dei superwelter, il bulgaro Shishman Mitsev ed il britannico Jimmy Lloyd.
La finale, disputata al Palazzo dello Sport dell’EUR, lo vide opposto al sovietico Jurij Radonjak. Fu un match tattico, intenso, dove Benvenuti mostrò tutta la sua classe: colpi precisi, grande mobilità, padronanza del ring. Alla fine, un verdetto di 4:1 consegnò l'oro all’Italia.
L’apoteosi davanti al pubblico di casa
Quando il braccio di Benvenuti fu alzato, l’intero palazzetto esplose. Era il coronamento perfetto per un’edizione dei Giochi che stava già assumendo contorni leggendari per lo sport italiano. Il giovane pugile divenne subito un simbolo: elegante, sportivo, determinato. L’Italia si riconobbe in lui.
Miglior pugile dei giochi olimpici
Benvenuti ottenne inoltre la coppa Val Barker, il riconoscimento come pugile tecnicamente migliore della kermesse, battendo la concorrenza del campione dei mediomassimi Cassius Clay.
Benvenuti e Patrizio Oliva nel 1980 sono gli unici italiani a potersi fregiare di questo riconoscimento.
Un campione destinato alla storia
L’oro olimpico non fu che l’inizio. Dopo Roma, Benvenuti passò al professionismo e costruì una delle carriere più straordinarie della boxe italiana e mondiale: campione del mondo dei pesi superwelter e poi dei medi, protagonista di epici duelli contro Emile Griffith e Carlos Monzón.
Ma quel giorno del 1960 restò il simbolo di tutto. Lì nacque il mito di Nino Benvenuti, un pugile gentiluomo che coniugava forza e classe, cuore e intelletto. Un campione che ha lasciato un segno indelebile nella storia dello sport azzurro.
Un talento nato sul ring
Nato a Isola d'Istria nel 1938, Benvenuti aveva cominciato a tirare di boxe da ragazzo, dimostrando sin da subito un talento naturale per il ring: tecnica elegante, grande intelligenza tattica e una capacità innata di leggere l’avversario.
L'ascesa pugilistica di Benvenuti tra i dilettanti è rapida, portandolo in Nazionale nel 1955.
Il 1956 si rivela un anno infausto per Benvenuti, dopo la perdita della madre non viene selezionato per i Giochi Olimpici di Melbourne.
Nel 1957 vince il titolo europeo nella categoria superwelter a Praga, bissando il successo nel 1959 a Lucerna.
Benvenuti arrivava a Roma da favorito, con 5 titoli italiani consecutivi e con la pressione enorme di combattere davanti al pubblico di casa.
Natale Rea, Il nuovo responsabile della Nazionale, convinse il pugile triestino a calare di peso per partecipare al torneo nella categoria welter.
Il percorso olimpico
Il torneo dei welter (fino a 67 kg) era tra i più competitivi. Benvenuti è debilitato dalla dieta ma domina i primi turni, vincendo sempre con il verdetto unanime di 5:0. Batte il francese Jean Josselin, il sudcoreano Ki-soo Kim, futuro campione del mondo dei superwelter, il bulgaro Shishman Mitsev ed il britannico Jimmy Lloyd.
La finale, disputata al Palazzo dello Sport dell’EUR, lo vide opposto al sovietico Jurij Radonjak. Fu un match tattico, intenso, dove Benvenuti mostrò tutta la sua classe: colpi precisi, grande mobilità, padronanza del ring. Alla fine, un verdetto di 4:1 consegnò l'oro all’Italia.
L’apoteosi davanti al pubblico di casa
Quando il braccio di Benvenuti fu alzato, l’intero palazzetto esplose. Era il coronamento perfetto per un’edizione dei Giochi che stava già assumendo contorni leggendari per lo sport italiano. Il giovane pugile divenne subito un simbolo: elegante, sportivo, determinato. L’Italia si riconobbe in lui.
Miglior pugile dei giochi olimpici
Benvenuti ottenne inoltre la coppa Val Barker, il riconoscimento come pugile tecnicamente migliore della kermesse, battendo la concorrenza del campione dei mediomassimi Cassius Clay.
Benvenuti e Patrizio Oliva nel 1980 sono gli unici italiani a potersi fregiare di questo riconoscimento.
Un campione destinato alla storia
L’oro olimpico non fu che l’inizio. Dopo Roma, Benvenuti passò al professionismo e costruì una delle carriere più straordinarie della boxe italiana e mondiale: campione del mondo dei pesi superwelter e poi dei medi, protagonista di epici duelli contro Emile Griffith e Carlos Monzón.
Ma quel giorno del 1960 restò il simbolo di tutto. Lì nacque il mito di Nino Benvenuti, un pugile gentiluomo che coniugava forza e classe, cuore e intelletto. Un campione che ha lasciato un segno indelebile nella storia dello sport azzurro.